Un team di studiosi internazionali, capeggiato da Alfredo Coppa, paleoantropologo dell’Università “La Sapienza” di Roma, ci regalano una delle scoperte archeologiche e scientifiche più importanti degli ultimi anni.
Sarebbero stati ritrovati, durante l’ultima campagna di scavo nel bacino sedimentario di Buya, nel sito di Mulhuli-Amo in Dancalia, una grande quantità di reperti umani e dell’industria litica risalenti a circa un milione di anni fa.
Il sito, ribattezzato dagli studiosi entusiasti “Il santuario delle amigdale”, contiene una distesa disseminata da centinaia di amigdale, delle pietre bifacciali scheggiate dai primissimi uomini che occupavano il territorio circa 1 milione di anni fa e per la precisione, con lo studio dell’area, una zona di 400 metri quadrati, con il paleomagnetismo, la datazione più specifica risalirebbe tra 980 mila e 1.030.000 anni fa. Questi manufatti litici di tipo acheuleano sarebbero stati lasciati nel corso di una permanenza piuttosto prolungata da parte di una forma tarda di Homo erectus o Homo ergaster, che poi vennero raccolti sul terreno in questione a causa del dilavamento e dell’erosione differenziata fluviale ed eolica della zona.
La campagna di scavo, oltre alle amigdale, ha rinvenuto anche dei frammenti di ossa craniche e un dente che aiuterebbero alla definizione degli individui che realizzarono queste opere e alla caratterizzazione dell’evoluzione umana in quella fase.